Cella Vinaria

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castello
83045 Calitri, Italia
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Storia

L’esistenza del castello di Caletrum è accertata intorno alla metà XIII secolo da documenti riferiti ad alcuni interventi di riparazione eseguiti nell'ambito del programma federiciano di rafforzamento e adeguamento delle strutture difensive appartenenti al demanio imperiale. Dall'occupazione Angioina il Castrum di Calitri rientrava tra i circa quaranta castelli agibili esistenti nel giustizierato del Principato e Terra Beneventana. Ne mantenne il possesso per 3 secoli la famiglia dei Gesualdo, che lo acquistò nel 1304; appartenne ai Ludovisi per un breve periodo, nel XVII secolo, passò infine ai Mirelli nel 1676, che detennero il dominio dell'intero feudo fino al 1806.
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Torri e Bastioni
Con il susseguirsi di innumerevoli eventi sismici, nell'arco di quasi un millennio, il castello ha subito continue e ripetute trasformazioni dovute a crolli, ristrutturazioni e ampliamenti, fino al grande terremoto del 1694 che determinò l'abbandono dei ruderi dell'edificio fortificato sulla cima della collina, lasciando così il sito e l'intera area ad uso di cava a cielo aperto con grandi accumuli di macerie e materiali di vario genere (pietre lavorate arenarie e conglomeratiche, calcaree o brecce,come resti di colonne o lesene, gradoni, architravi, archi, ornie davanzali, portali, ma anche tegole, coppi, mattoni e piastrelle, terrecotte e manufatti laterizi comunemente usati,ecc.),divenuta in un breve volgere di anni, tra la fine del XVII e e la metà del XVIII secolo, un popoloso borgo contadino edificato sui resti delle vecchie fabbriche medioevali, riutilizzandone le parti murarie residue con audaci recuperi strutturali e il riuso dei materiali e determinando in effetti nuovi spazi edilizi ed urbani. Queste nuove trasformazioni, sovrapponendosi ed integrandosi alle preesistenze strutturali, obliterarono così sia i resti della roccaforte medioevale che quelli del palatium cinquecentesco e delle strutture ad esso pertinenti (cisterna per la raccolta dell'acqua piovana, frantoio, etc.), e tutti i diversi ampliamenti stratificati che si erano succeduti per diversi secoli. Così la vecchia poderosa fortificazione normanna divenne un borgo,ovvero un quartiere popolare, attestato nel cuore del tessuto urbano del complesso insediamento abitativo. Dopo l'unità d'Italia la storia si confonde con quella di tanti altri centri dell'Italia meridionale. IL brigantaggio, emigrazione, latifondismo baronale, lotte per la spartizione delle terre.Infatti nel 1861 fu conquista del brigante lucano Carmine Crocco e i suoi uomini.
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Devastante, infine, l'ultimo evento catastrofico che ha colpito duramente il paese: il sisma del 23 Novembre 1980. Gli enormi danni agli edifici, al tessuto urbano e ad un intero settore delle massicce murature sulle Ripe ed alle case ad esse attaccate, hanno determinato l'abbandono definitivo della zona da parte degli abitanti; l'intera parte alta del centro storico, dichiarata inagibile e non idonea al recupero residenziale, è rimasta per molti anni esposta all'incuria e al degrado, al saccheggio e allo spoglio del patrimonio edilizio ed urbano, all'azione degli agenti atmosferici, che hanno prodotto continui ed irreversibili crolli e sprofondamenti. Particolarmente insidiose le gelide notti del lungo inverno tra il 1988 e 1989, che determinarono ulteriori distacchi e crolli; ampi tratti delle murature medioevali a picco sul costone e parti della stessa collina, con la caratteristica edilizia che ne era parte integrante ed organica (grotte, cantine, case ecc.),precipitarono a valle irrimediabilmente.
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Cominciati i lavori di restauro nei primi anni 90, con interventi di salvataggio e ancoraggio del muraglione nord del terrapieno ai piedi del castrum (li dove sorgeva il giardino con cappella e pozzo,il quale attingeva l'acqua dall'enorme cisterna) e proseguiti a singhiozzo sul lato nord-ovest, per la creazione del museo della ceramica. I lavori per l'ampliamento ed esecuzione del progetto di recupero a nuova destinazione d'uso del borgo, sono stati ripresi nel 2005 e parzialmente terminati nel 2008. Tali lavori sono stati effettuati da una sinergica collaborazione della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico (ex BAPPSAE ora BAP e BSAE) di Salerno e Avellino ed il Comune. Dando vita e spazio alla valorizzazione della cultura, e tutte le sue forme di approccio e studio, l'area è divenuta di interesse pubblico, ospita spazi per eventi, presentazioni, mostre o d'esposizione, in oltre a visite guidate e gite, anche grazie alla operosità dei suoi volontari.
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Negli ultimi anni al suo interno il Borgo Castello ha ospitato iniziative di vario genere con mostre ed esposizioni d'interesse storico e artistico e culturale in genere promosse dal MiBAC,in particolare dalla Soprintendenza per i BSAE, come l'apertura al pubblico degli spazi del 'trapetum' (suggestioni di un antico luogo di lavoro) e del 'lapidarium' (il fascino discreto delle pietre) e di sezioni espositive sulla ceramica antica medioevale e moderna del' Antiquarium (è una struttura di tipo museale che sorge per via provvisoria in relazione a siti archeologici di una certa rilevanza).
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Calitri dalla protostoria all’età del ferro. I recenti importantissimi ritrovamenti di sepolture in località Convento, attinenti alla cultura di “Oliveto-Cairano” - una facies particolare e omogenea della Fossakultur campana, attestata nel vasto territorio che si snoda tra le valli dell’Ofanto e del Sele - sono destinati a far rivedere alcune consolidate quanto infondate versioni sulla storia antica di questo paese che, è certo, diventa un vero e proprio insediamento urbano solo a partire dal XIII secolo.

L’esistenza del castello è documentata proprio nel XIII secolo: appartenente al demanio imperiale, fu sottoposto ad interventi di riparazione e adeguamento delle strutture difensive nell’ambito del programma federiciano di miglioramento dell’edilizia fortificata in Italia meridionale.

Al momento dell’occupazione angioina il “Castrum Calitri“ era uno dei circa quaranta castelli agibili esistenti nel giustizierato del “Principato e Terra Beneventana“.

Nel 1304 venne acquistato dai Gesualdo che ne detennero il possesso per oltre tre secoli e lo ampliarono con consistenti e ripetuti interventi di ristrutturazione, poi nel XVII secolo passò ai Ludovisi ed infine nel 1676 ai Mirelli proprietari del feudo fino al 1806.

La storia del castello è ineluttabilmente legata ai terremoti, in particolare quello del 1561 che fece crollare numerosi ambienti, ma soprattutto il sisma del 1694 dal quale fu completamente distrutto, tanto che i feudatari superstiti della famiglia Mirelli optarono per l’abbandono dei ruderi in cima alla collina, ricostruendo il palazzo più a valle.

L’area fu pertanto oggetto dal XVIII secolo in poi di grosse trasformazioni urbane che interessarono anche il sottosuolo. Il palatium cinquecentesco che aveva incorporato i resti della roccaforte medievale, divenne un borgo con un tessuto edilizio densamente stratificato. Anche nel XX secolo gli eventi sismici causarono enormi danni alle strutture residue delle antiche fortificazioni. I dissesti determinati dal terremoto del 23 novembre 1980 e dal conseguente movimento franoso hanno, infatti, ulteriormente modificato la topografia e compromesso la stabilità dell’intera parte alta del centro storico, lasciando tuttavia identificabili i massicci muraglioni perimetrali a nord-ovest e a sud-ovest ed alcuni locali sotterranei successivamente adibiti a depositi e a cantine.

Dall’inverno 1988-1989, dopo l’improvviso crollo di un settore delle Ripe che provocò lo sprofondamento della cisterna del palatium e delle grotte ed abitazioni ad essa adiacenti, è in corso nell’area un intervento di restauro dei manufatti edilizi e delle strutture urbane esistenti diventati quasi interamente di proprietà pubblica.

Successivamente l’intero ambito urbano è stato dichiarato d’interesse particolarmente importante ai sensi del decreto legislativo nr.42/2004, con D.M. del 21.05.1998 perché costituisce «una significativa e rara testimonianza storico-architettonica del periodo che va dalla fondazione del fortilizio difensivo (XII-XIII secolo) sul quale è stato successivamente eretto il castello all’ultima delle numerose ristrutturazioni edilizie ed urbanistiche effettuate al suo interno (XX secolo) ».

Il progetto generale di recupero del Borgo Castello, elaborato dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio, per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico (BAPPSAE) di Salerno e Avellino, a seguito di protocollo d’intesa stipulato con l’Amministrazione comunale di Calitri, finanziato con i fondi europei del POR Campania 2000-2006 (nell’ambito del Progetto integrato Itinerario Culturale “Valle dell’Ofanto” in un’ottica di valorizzazione complessiva dell’Alta Valle dell’Ofanto, quale area a cavallo di tre regioni, Campania, Puglia e Basilicata) prevede il restauro dei comparti edilizi e la sistemazione dell’intera zona compresa fra via Castello e le Ripe.

L’intervento, saldandosi strettamente ai lavori già eseguiti negli anni passati, propone una serie di opere organiche e conclusive finalizzate a garantire la tutela e la valorizzazione del complesso monumentale ed a consentirne la fruibilità all’uso pubblico. La particolare morfologia del sito, la stretta interconnessione dei manufatti edilizi con i percorsi stradali ed il terreno di fondazione da una parte e la vastità dell’area danneggiata dall’altra implicano quindi una sorta di “restauro urbano” che, oltre a permettere l’apertura al pubblico in condizioni di sicurezza, metta in evidenza tutte le stratificazioni significativamente riconoscibili nella struttura.

Negli ambienti restaurati troverà sede il Museo della Ceramica comprendente sezioni storiche - dalla preistoria e protostoria all’epoca medioevale e rinascimentale, fino alla produzione di maioliche ottocentesche e novecentesche - e spazi espositivi per la maiolica artistica contemporanea con laboratori e botteghe di restauro, nonché l’ufficio-sportello informativo della Soprintendenza per i BAPPSAE, il Centro Studi sulla Ceramica ed appositi spazi per la didattica e per manifestazioni culturali ed artistiche di vario genere. In considerazione dell’alto rischio sismico a cui è esposto il centro storico di Calitri, è inoltre prevista l’installazione di un sistema per il monitoraggio permanente progettato dal Servizio Sismico Nazionale. Troveranno infine spazio in specifici locali mostre specialistiche relative alla frammentazione storica e culturale prodotta dai continui terremoti e sugli interventi di recupero e restauro attivati ed eseguiti sul territorio anche in relazione al Progetto Integrato “Itinerario culturale Valle dell’Ofanto”.
Ufficio Direzione Lavori - Soprintendenza BAPPSAE

Vito De Nicola Antonella Cucciniello

Lucio Marseglia Carmela Calabria

castello Calitri

Orari di apertura
Sabato:
09:30 - 12:00
Domenica:
10:00 - 11:00
Parcheggio
L'azienda ha un parcheggio.
Numero di telefono
+393384403940
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Parole chiave
museo etnografico

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